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10 regole per sopravvivere ed essere felici in ufficio

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Vivere felici in ufficio con 10 semplici regole

Il lavoro è importante, è una fetta di vita piuttosto grande, ma non sempre è dolce come una porzione di torta al cioccolato. Se il vostro capo è un tipo tirannico stile Miranda Presley ne Il diavolo veste Prada e vi fa correre a destra e sinistra senza mai darvi una gratificazione, se preferite la compagnia di un bradipo a quella dei vostri colleghi e se la vita d’ufficio vi sta lentamente soffocando, siete ufficialmente sull’orlo di una crisi di nervi. A questo punto ci sono due opzioni possibili, la prima è licenziarsi e trasferirsi in Tibet a meditare in solitudine per almeno sette anni (Brad Pitt docet) oppure, più semplicemente, potrete seguire queste semplici 10 regole per sopravvivere in ufficio ed essere felici.

Mai prenderla sul personale.

Rispettate le consegne, non commettete errori e spesso apportate alla vostra mansione modifiche per migliorare il flusso di lavoro senza essere mai gratificate? Succede. Fare il proprio lavoro e farlo bene è un dovere, questo non significa però che la mancanza di gratificazione debba mettere in discussione la vostra autostima personale. Date sempre il meglio e ricordatevelo e anche se a volte commettete errori, da cui conseguono rimproveri e richiami, siate consapevoli dell’impegno che mettete nel fare le cose. Poi, del resto, sbaglia solo chi lavora.

La gestione delle critiche.

Se il vostro capo o, peggio, i vostri colleghi sono inclini alle critiche, non disperate. Ci sono critiche che nascono dall’invidia di non saper fare lo stesso buon lavoro che qualcun altro invece ha fatto, e in questo caso lasciateli pure parlare senza permettere di scalfirvi. Ci sono però anche critiche che, seppur dette nel modo sbagliato, sono giustificate e possono portarvi, a seguito di riflessioni, a migliorarvi nel lavoro e nel modo di agire in generale. Meditate e non siate permalose.

Uscire a pranzo almeno una volta a settimana.

Pranzare in ufficio consente di risparmiare tempo e denaro, ma almeno una volta a settimana è d’obbligo uscire. Questo vi permetterà di cambiare aria e fare due passi per distrarre la mente dalle pressioni lavorative ed inoltre vi farà conoscere i colleghi sotto un’altra veste, quella della quotidianità. Unica regola, a tavola non si parla di lavoro.

Non dire sempre si.

Tra le regole principali per poter sopravvivere in ufficio, riuscire a dire no qualche volta è quella fondamentale. Dire sempre si ad ogni richiesta che vi viene fatta da capo o colleghi, non è solo sintomo di disponibilità e cortesia, ma può rappresentare un’arma a vostro sfavore.
Chiunque potrebbe approfittarsi della vostra generosità rischiando di sovraccaricarvi. Fare troppo e in poco tempo significa lavorare male. Organizzate bene la vostra giornata lavorativa e se vi avanza tempo allora aiutate gli altri.

Anticipare le richieste.

Studiare bene il capo ufficio, entrare in sintonia con lui e capire esattamente quali sono le sue esigenze e il suo modo di lavorare, sarà sicuramente favorevole. Una volta inquadrato l’obiettivo, sarete capaci di anticipare le sue richieste in modo da avere la massima visibilità ed emergere nel vostro operato.

Chiedere aiuto e saper delegare.

Levatevi dalla testa che essere abili sul lavoro significa fare tutto da soli. Avere autonomia e saper organizzare bene il proprio tempo è fondamentale, ma saper chiedere aiuto fa sicuramente la differenza. Individuare i vostri punti di debolezza e farvi supportare da chi è più abile di voi in certe mansioni, è indice di intelligenza e di grande maturità professionale. Inoltre, prediligete i lavori che vi piacciono e in cui siete particolarmente ferrate cercando di delegare quello che invece vi riesce meno bene. Saper lavorare in team significa anche riconoscere i propri limiti ed esaltare le attitudini altrui.

Evitare i gruppetti.

Pranzare, prendere il caffè e scambiare due chiacchiere sempre con gli stessi colleghi non è un bene. Non è possibile piacere a tutti e soprattutto è naturale legare con i colleghi più simili al proprio modo di ragionare, ma può in alcuni casi diventare alienante. Cercate di conoscere tutti i colleghi e di scambiare informazioni lavorative e non con più persone possibili. Solamente la conoscenza e lo scambio aiutano a migliorare se stessi.

Lavorare con passione.

Piacerebbe a tutti non lavorare e stare sdraiati tutto il giorno a contemplare il mare sorseggiando un drink ghiacciato in una sperduta isoletta del Pacifico. Purtroppo questo è un beneficio di pochi a discapito di tutti gli altri che invece hanno la sveglia e l’ufficio con cui fare i conti tutti i giorni. Qualcuno ha detto “fai quello che ti piace e non lavorerai un giorno nella tua vita”, e questo è fondamentale, deve diventare un vero e proprio mantra da ripetersi ogni giorno. Cercate di fare un lavoro che vi piace, che vi dia soddisfazione e che vi faccia sentire appagate, solo così renderete al meglio.

Concedersi delle pause.

Anche se siete oberate e se la mole di lavoro è impressionante, cercate sempre di prendervi 10 minuti di pausa ogni due ore. Bevete un caffè, scambiate due parole con i colleghi o semplicemente uscite a prendere un po’ d’aria. Concedersi delle pause durante la giornata lavorativa vi aiuterà nel recupero della concentrazione e vi farà schiarire le idee.

Il lavoro è importante, ma la vita lo è di più.

Infine ricordatevi sempre che il lavoro è una parte importante, ma che la vita, le emozioni e gli affetti sono fuori dall’ufficio. Non permettete mai ai problemi di lavoro di intaccare la vostra sfera privata e viceversa. In questo modo riuscirete sempre a mantenere la serenità giusta per lavorare bene e vivere ancora meglio.

Fonte: Lei SKy

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L’importanza di fare squadra al lavoro

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Nessun uomo è un’isola

“Nessun uomo è un’isola” decantava, nel 1600, il poeta inglese John Donne, celebrando l’importanza di fare parte di un disegno universale. Parole destinate a consegnare insegnamenti imperituri, che infatti continuano a far riflettere. Cerchiamo di essere chiari: stare bene con se stessi e raggiungere un proprio equilibrio personale sono risultati importanti, che meritano di essere riconosciuti e valorizzati. Ma a ben guardare, nessuno di noi può dare il meglio di sé, se rimane isolato. Anche – e soprattutto – al lavoro dove la capacità di coordinarsi con gli altri è sempre più apprezzata. Perché? Perché fare squadra coi colleghi e i superiori garantisce risultati migliori, che aiutano ad essere donne e uomini più felici, anche fuori dall’ufficio.

Come una squadra di calcio

La metafora della squadra di calcio – ormai abusatissima – rende bene l’idea di come possa essere considerata un’azienda. Dobbiamo pensare ad essa come ad un collettivo di persone che si mettono in gioco (ognuno sfruttando il proprio talento e le proprie attitudini) per raggiungere un risultato comune. Ogni membro del team deve impegnarsi e dare il meglio di sé, ma non deve cedere alla tentazione di arrivare da solo in porta. Anzi: il gol più bello sarà quello messo in rete a conclusione di un’azione ben architettata, che si è avvalsa del contributo di tutti. Lo schema può essere agevolmente trasferito nel posto di lavoro dove l’approccio collaborativo risulta quanto mai importante e prezioso. Lavora meglio chi – disponendo di un’intelligenza sociale che gli permette di cementare e gestire bene le relazioni interpersonali – sa coordinarsi con gli altri. E mira a centrare un obiettivo comune. Si tratta di una competenza di cui i selezionatori vanno sempre più alla ricerca, di pari passo con la necessità di vincere sfide che si fanno ogni giorno più complesse. In pratica, nessuno (per quanto dotato e brillante) può fare bene da solo e i dirigenti d’azienda – che puntano a crescere – lo sanno bene.

Dietro i successi di ogni grande azienda, c’è il lavoro di un team coeso e motivato che ha scoperto il piacere di fare gol tutti insieme

L’importanza del team leader

Ma cosa vuol dire esattamente fare “team working” o lavoro di squadra? Vuol dire (come già detto) considerarsi parte di un progetto più ampio che, per raggiungere risultati importanti, ha bisogno del contributo di tutti. Nessuno può limitarsi a svolgere bene la propria mansione, ma deve pensare più in grande facendo perno sulla propria professionalità, sulla passione, sulla lealtà e sulla fiducia negli altri. Dietro i risultati di ogni grande azienda c’è quasi sempre un management “illuminato”, che ha saputo puntare sulla squadra giusta. E sul giusto coach. Esattamente come in una squadra di calcio, infatti, anche al lavoro deve esserci un leader (o un mentore) capace di indicare la strada da seguire. I compiti del team leader sono molti e delicati: deve, innanzitutto, gestire le risorse e accertarsi che tutte vengano coinvolte e gratificate. Ma non solo: deve motivarepianificareorganizzarecoordinare e, quando possibile, delegare. Deve saper trasmettere la vision dell’azienda – tutti devono avere chiaro in mente qual è l’obiettivo ultimo che si intende centrare – ed individuare i punti di forza di ogni risorsa, in modo da assegnarle i giusti compiti. E cosa non secondaria, deve tentare di mantenere sempre alto il morale del gruppo, cercando di appianare le conflittualità che fatalmente si innescheranno.

Il bello di fare squadra

Lavorare da soli può dare grandi soddisfazioni, ma le gratificazioni più robuste arriveranno solo se si sceglierà di mettersi in gioco con gli altri. Fare squadra al lavoro significa, infatti, disporre di un “patrimonio” inestimabile fatto di energie, competenze, idee, visioni, proposte e soluzioni differenti. Di più: coordinarsi con gli altri vuol dire concedesi la possibilità di imparare costantemente qualcosa di nuovo e di crescere. Non solo nel lavoro. E non si sottovaluti il piacere che potrà derivare da un successo da condividere con gli altri a cui farà da contraltare la solidarietà e il reciproco soccorso che si attiveranno quando ci si troverà a fare i conti con qualche fallimento. Fare squadra al lavoro può rivelarsi, insomma, salvifico. Ecco perché sempre più aziende si occupano di “team building e scommettono su tutta una serie di attività – formative e ludiche – tese a costruire un gruppo coeso e motivato. Si va dalle classiche discussioni in azienda, con tanto di filmati da visionare o case history da analizzare, ai giochi di ruolo fino alle proposte più “ardite” che prevedono la possibilità di far vivere un’esperienza difficile ai dipendenti. Una giornata trascorsa a fare rafting o alpinismo può far aprire gli occhi anche ai più riottosi e convincerli che mettersi a disposizione degli altri e collaborare è la gratificazione più grande che ci si possa concedere. Perché, come dice l’autore americano, John Maxwell: “Uno è un numero troppo piccolo per raggiungere la grandezza”. 

fonte: biancolavoro